1984. Giugno
Appunti per una Conferenza di Franco Torrini al Lions Club Pietrasanta
“IL FIORENTINO DIAMANTE SCOMPARSO”
(ancora aperta la caccia al diamante dei Medici)
Fra i diamanti famosi sia per la loro eccezionale bellezza sia per le loro avventurose vicissitudini, uno in particolare è legato all’Italia: il “Fiorentino”.
Nella sua storia, naturalmente. E poi per il fatto che alcuni anni fa furono proprio degli studiosi italiani, fra cui il Tarchiani e l’Aloisi, a far luce, con una documentazione inoppugnabile, su alcuni degli interrogativi che costellano la vita di questo “grande et isquisito gigante” di 137,27 carati. Per merito loro, non c’è più bisogno di far galoppare la fantasia per colmare il vuoto che precedeva e anche seguiva l’acquisto del diamante da parte dei Medici, i Signori del Granducato di Toscana.
La seguente è, perciò, la vera storia del “Fiorentino” così come la si potrebbe leggere in un libro di storia. Una storia alla quale manca, tuttavia, come vedremo, la parola fine.
Firenze, città dei diamanti
I Medici più di qualsiasi altra famiglia principesca, affiancarono alla passione per l’arte quella per le pietre preziose, soprattutto per i diamanti. Non per niente questi ultimi furono assunti da diversi Signori del Granducato di Toscana come simbolo di emblema. Così, quello di Cosimo il Vecchio e di suo fratello Lorenzo consisteva in tre diamanti montati su tre anelli d’oro intrecciati, mentre quello di Lorenzo il Magnifico era un diamante che recava tre “penne” (rossa, turchina, e bianca) ed il motto “Semper”.
Tali emblemi li troviamo, come motivi ornamentali, in numerosi monumenti fiorentini dei tempi medicei: nella cappella uccellai dell’Alberti, nel pavimento della Laurenziana, nei fregi di Palazzo Bartolini-Salimbeni, dove all’anello diamantato sono uniti tre papaveri nella base del Monumento di Giovanni dalle Bande Nere, in Piazza San Lorenzo, e in molti altri.
Dall’inventario delle Gioie dello Stato di Toscana che Anna Maria de’ Medici fece compilare il 10 Marzo 1740 risultava poi, come i Medici, in circa tre secoli, avessero raccolto la cifra-record di 3.900 diamanti fra grandi e piccoli, da tenere nei forzieri o da ornare preziosi gioielli, fibbie, bottoni, spade. Particolare interesse per la loro rarità hanno i diamanti incisi. Se ne possono ammirare stupendi esemplari nella Collezione delle Gemme al Museo degli Argenti fiorentino.
Nel nome “Fiorentino” un omaggio ai Medici
Ma il diamante di gran lunga più famoso nell’Inventario è, senza dubbio, il “Fiorentino”, la cui luce di limone pallido, quasi un fascio di raggi solari all’alba, già da molti anni risplendeva sui rampolli della famiglia ‘de Medici.
Era stato Ferdinando I° nel 1601, ad acquistare il diamante dai portoghesi don Ludovico Castro, conte di Montesanto, e da sua moglie, donna Mexia de Noronha. Costei l’aveva avuto in eredità da un antenato, il quale, governatore del regno indiano di Narsinga, celebre per i suoi splendidi diamanti, si era fatto cedere quello che sarebbe stato poi chiamato il “Fiorentino” in onore dei Medici.
Il contratto d’acquisto, la cui copia autentica è conservata nell’Archivio di Stato di Firenze, fu concluso il 12 Ottobre. In base ad esso, Ferdinando I° si impegnava a versare 35.000 scudi crociati portoghesi ai gesuiti che l’avevano in deposito in un convento di Roma.
Già fin da allora, un diamante così eccezionale rappresentava, oltre ad un tesoro d’arte, un grosso investimento finanziario, una specie di assicurazione in caso di tempi brutti.
Ma un altro legame unisce i “Fiorentino” ai Medici: fu Cosimo II° a farlo tagliare a doppia rosa. La sua forma è del tutto particolare in quanto lungo la corona gli furono tagliate nove facce. Così, sembrava che dall’interno del diamante si sprigionassero nove diversi raggi di luce, oltre allo scintillio meraviglioso di altre 126 sfaccettature.
Sappiamo anche il nome del tagliatore, un certo Pompeo Stupendoli, Gobbo Veneziano Diamantato, il quale lavorava nell’officina che i Medici avevano istituito a Firenze per il taglio delle pietre dure e delle gemme.
Il lavoro fu ultimato il 28 Ottobre 1615. Molto probabilmente, Cosimo II° fece incastonare i diamante nella stupenda collana di 45 grandi diamanti descritta nell’Inventario.
Un portafortuna eccezionale per una regina
Il “Fiorentino” sembra aver portato molta fortuna ai suoi proprietari; in particolare, a Maria Teresa d’Austria, al grande regina che dominò la politica dell’Impero Asburgico nella seconda metà del XVIII secolo.
Il “Fiorentino” giunse, sembra, a Maria Teresa in occasione delle sue nozze con Francesco di Lorena di cui si era innamorata fin da bambina: lui quindici anni, lei sette. Già a quella tenerissima età i due intrecciarono un delicato romanzo d’amore che avrebbe resistito alla lontananza e a mille prove portandoli, il 12 Febbraio 1736, al matrimonio. Un matrimonio allietato, nel corso degli anni, da ben sedici figli.
Quanto al “Fiorentino”, fece la sua comparsa trionfale in diverse occasioni e montature, ora sulla corona asburgica e la broche dell’Imperatrice, ora sulla fibbia per il cappello dell’Imperatore, e costituì la più…fulgida dimostrazione dell’affetto che univa i coniugi.
Un enigma ancora irrisolto
Nel novembre del 1918, alla sconfitta degli Asburgo, i gioielli della corona d’Austria presero la via dell’esilio, in Svizzera, dietro l’Imperatore Carlo. Partì anche il “Fiorentino” e, da allora, se ne sono perse le tracce: forse venduto, forse smarrito o, come afferma qualcuno, rubato da un intimo degli Asburgo e portato, insieme ad altre gemme dei gioielli della corona, in Sud America.
(foto di una replica eseguita sulla base del disegno originale)